domenica, dicembre 23, 2007

Fra i numerosi e per lo piú vuoti, quasi fastidiosi auguri ricevuti via email con finti alberi di Natale che hanno perso di ogni significato come gli augurii che li seguono ecco l'unico che sapevo mi avrebbe regalato emiozioni, un amica, appena tornata da un lungo viaggio africano con alcune sue righe e foto, mi ha fatto toccare, vedere, sentire questo nuovo angolo da lei cosi intensamente vissuto: la Mauritania. E, non senza avere chiesto il suo permesso, eccomi a condividerlo con voi sperando vi emozioni come ha fatto con me, grande Agnese!
"Sabbia e massi neri picchi e ciuffi d'erba orme piccole e grandi chiasso e silenzi dune e villaggi volti lambiti da veli e, sopra ogni cosa...caldo e venticello dopo tre giorni di piste mi sento un pò dentro il vento che respira questa terra: la copre, la sfiora, la sbatte, la ristora... è padrone di tutto... trasporta le voci in lontananza come anche i silenzi della notte e le sue "paure"...il sopratelo sbatte sulla tenda e grida come a stapparsi, mentre la sabbia abita le nostre tende ...

Il deserto corre, sempre nuovo di colori e di forme non ha limiti, margini, è il non-spazio tutt'intorno è una parte di mondo aperta,

e qui mi sembra di perdere ogni contenimento, sono io senza protezione, senza progetti, senza preoccupazioni, sono senza spazio dentro, sono i miei occhi, il mio sguardo, i miei pensieri liberi, sono l'io che è, che coglie il non-spazio, che non è vuoto e non è pienezza, è quello che coglie. Ci sono pochi pensieri da scrivere, poche immagini da raccontare, c'è da vedere e rivedere il tempo che scorre o che sarà andato e fermarsi...o.......... lasciarsi andare. Il respiro che mi fermo a sentire ...è la vita che vivo.

Anche la ferrovia che trasporta ferro da dentro sino al mare della Mauritania è un non-spazio, corre lontana senza margini e limiti come il treno che l'attraversa Km di treno che c'è e non c'è................. I luoghi che attraversa sono cumulo di abbandono, macerie abitate, sono una luce spettrale quanto i resti di dromedari che la lambiscono sparsi qua e là. Il monolite al confine con il Sahara occidentale domina lo spazio incontrollabile è pugno forte, presenza, sovrasta la ferrovia e il nostro accampamento e fa' da riferimento ai km che scorrono sempre uguali.

Come il deserto africano ogni terra d'Africa, è patria, casa, dimora interiore, attraversala lungo le strade, le piste, gli spazi e la folla riconduce all'origine, e mi permette di ripercorrermi dentro sino all'essenziale, immediatezza dei primi attimi, di me, della vita, della terra tutta. L'Africa resta la madre terra la terra che ancora oggi dice da dove si è partiti e dove torneremo... per questo, vivere, toccarre, ascoltare, "sporcarmi" di questa terra mi conduce dentro. L'Africa mi fa' sentire libera, da ogni convenzione, potere, sovrappiù... mi ridà l'anima, me la mette davanti, chiaramente. L'Africa è tempo aperto, apre il tempo del vivere si coglie il tempo e si viene colti non appena ci si muove spezzando l'immobilità che domina il non "fare". Apre il tempo che scorre per quel che avviene, quando avviene..., succede vita, si compie, esiste. Quanti volti catturati con la fotocamera intenti a dormire (?) o con lo sguardo fisso pensando (cosa?) e poi mille lente andature incontrate anche in pieno deserto (per dove?) o ore trascorse davanti l'uscio di casa per terra.... ! Nel tempo dilatato ha senso il suono, l'incontro, il gioco per strada... la vita si "allunga", sembra tanta, come se non dovesse finire... c'è tempo... eppure sai che basta un soffio e tutto cambia, sei aperto al cambiamento, ogni cosa sarà... come succederà... come la lascerai accadere... il tempo cambia... basta che succeda qualche altra cosa....................... e in un attimo................................................. ....arriva il Natale... e un anno nuovo...da scoprire! Buon Tutto !"

Agnese

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