Francesca
Partire è un pò come morire.
Nulla è al momento per me più vero. Tutte le volte, forse man mano che si avvicinano i 30 sempre più, le "morti" si fanno sempre più credibili e le lagrime sempre più "solcanti". Partire senza sapere quando tornare, nè a cosa si va incontro è bello, eccitante, avventuroso ma altrettanto difficile, pauroso e destabilizzante.
Questa sera ho iniziato con i saluti. I più temuti, i più difficili. Mia cuginetta Francesca di appena 16 mesi. Quasi straziante. Il sapere che mi perderò i mesi della scoperta del mondo, dello sganarsi dei suoi occhioni il cui confronto quelli di Betty Boop sono insipidi sul mondo, l'immaginare che al mio ritorno molto probabilmente faticherà con l'associarmi ad una foto che per un po identificherà con Baa-bba e che forse al mio rientro potrebbe gia pronunciare con R inclusa. Che tristezza!
Con gli adulti, invece, pur essendo sempre e ancora difficile so che a nutrire l'affetto non è la quotidianeità, so che quello che conta rimane sempre e comunque, indipendentemente dalla distanza, che in questo caso non temo. Quasi sempre sono solo il comparire dei capelli bianchi, le decine di kg in meno o in più, le rughe case/macchine/arredamenti nuovi a farmi rendere conto che il tempo è passato, null'altro. Ma i bambini, Francesca no! Lei crescerà, si formerà, imparerà, ed io non la vedrò se non che in qualche fotografia che però non sarà mai come sentire la sua vocina pronunciare sempre parole nuove del nostro o suo linguaggio, i suoi boccoloni farsi lunghi e cambiare di colore, le sue manone giocherellare con le cose più insospettabili e cosciotte di burro sgabettare e farsi forti e veloci... Insomma, mi mancherà immensamente e già non vedo l'ora di tornare per vedere quanto è cresciuta e per ri- imparare a conoscerla e ri-farmi conoscere...
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