La mia Zanzibar
L'ho appena sfiorata e questo é l'unico motivo di rimpianto per averla giá lasciata ma ció é strato sufficiente perché me ne venissi via con gli occhi pieni di colori, l'olfatto di profumi, la testa di canzoni swahili, le papille dei saporitissimi mangos, papayas, passion fruits, coconuts, pinapple, enorme grapefruit...mh...e poi...
la fase raccoglimento alghe durante la bassa marea
le ingegnose barche dei pescatori zanzibarini
l'arte swahili che ritrae con semplicita masai, baobab, animali
i meravigliosi bimbi
che seppur sporchi e con poco vivono spensieratamente
le famiglie masai con i loro mille pendaglietti, sonaglietti, perline e colori
la sensazionale regalitá con cui camminano con di tutto in testa le donne africane con i loro mille colori e sedere incredibilmente arrampicato
le maree, che allo scadenzare di 6 ore vanno e vengono, su e giú
la loro semplice quotidianetá ai miei occhi straordinatio folklore
le indescrivibili albe
i costanti viandanti della spiaggia chi in bicicletta chi a piedi
le porte zanzibarine anti-elefante
il dedalo di viuzze di Stone town fra chiese, moschee, cavi e viandandi ugualmente ingarbugliati sulle teste e fra i piedi
cio' da cui son scappata: il dover partecipare alla vita di hotel facendo defilée (!!)
l'assordante quiete della mia stanza sotto la ciu bianca zanzariera antimalarica mi rifugiavo a fatica dalla bagnatisima umiditá, pipistrelli, babybuss, etc...
e poi poi tutto ció che non ho fotografato con la mia canon ma con gli occhi e i sensi, come disse una guida nell'entrare nelle tombe dei faraoni nella Valle dei Re in Egitto:
"Fotografate con la mente"

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